Lot 105

Aniello Falcone (1607 - 1665)

Portrait of a warlord

Thanks Nicola Spinosa for confirming the authenticity of the work that will be included in the monographic volume soon to be published on Aniello Falcone
Provenance: Private Collection, Spain

Si ringrazia Nicola Spinosa per aver confermato l'autenticità dell'opera che sarà inserita nel volume monografico di prossima pubblicazione su Aniello Falcone
Provenienza: Collezione Privata, Spagna

E’ l’inedito ‘ritratto’ di un armigero in età matura, con barba e baffi bianchi, corazza, cappello piumato e bastone di comando nella destra, dipinto con certezza, entro un clipeo ovale, da Aniello Falcone intorno al 1640: e questo non solo per evidenti concordanze stilistiche con altri noti dipinti di quest’ultimo datati o databili tra il quarto e il quinto decennio del Seicento. Infatti, dello stesso ritratto sono note altre due identiche versioni, anche assegnate a Falcone negli stessi anni, appartenenti rispettivamente alle raccolte dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera (cm. 60x46,5, catalogata negli inventari della Pinacoteca come opera un pittore spagnolo del XVII secolo) e a un’anonima collezione privata dopo essere comparsa, prima come opera di un poco noto Christoph Pudiss in un’asta Christie’s di New York del 18 maggio 1994, lot 215, e successivamente, con un’attribuzione orale di Riccardo Lattuada ad Aniello Falcone, in un’altra vendita della stessa Christie’s, ma presso la sede romana, del 9 e 15 giugno 2005, n. 680.
Nel 1998 un altro ritratto dello stesso personaggio, appartenente a una privata raccolta napoletana, ripreso “di tre quarti” e già esposto a Napoli nel 1991-1992, in occasione della mostra su Battistello Caracciolo e il primo naturalismo napoletano curata da Ferdinando Bologna, come opera di Falcone e come presunto ritratto di Gennaro Annese, uno dei capi dei moti antispagnoli scoppiati a Napoli nel 1647-1648, noti anche come “rivolta di Masaniello”, fu invece identificato da Mario Carignani di Novoli (in Milano 1998, p. 240), sempre ipoteticamente, con Alvaro de las Torres, uno dei comandanti della guarnigione spagnola che avrebbe partecipato all’arresto del duca di Guisa sulla costa presso Gaeta e alla soppressione della citata rivolta del 1647-1648: identificazione basata sul fatto che di questo personaggio era segnalato un ritratto dipinto da Falcone nell’inventario della raccolta di Ferrante Spinelli redatto alla morte di quest’ultimo nel 1654.
Da segnalare, in aggiunta, che nella vendita del 31 marzo 2019, lot 58, tenutasi presso la Casa d’aste Mercier & CIE di Lille, era stata presentata un’altra identica versione (cm. 56,5x46) del dipinto in argomento, indicata come opera “nei modi di Jan Wouters”, recante sul retro un’antica etichetta con l’assegnazione a un non meglio precisato “pittore nato nel 1594 e morto nel 1660”, ma che nel corso di un successivo intervento conservativo ha evidenziato essere firmata e datata H. Kreher 1780, pittore, anche questo, quasi sconosciuto agli studi.
E’ da rilevare, inoltre, che lo stesso personaggio ritratto “a mezzo busto” nella tela in esame o di “tre quarti” nel dipinto di raccolta privata in precedenza qui segnalato compare anche, sempre a cavallo, in varie ‘scene di battaglia’ appartenenti con certezza sia alla mano di Aniello Falcone, sia (ma in un solo caso) che a quella di Andrea de Lione. Si tratta, per le tele dipinte da Falcone, nelle quali, peraltro, il personaggio in argomento compare sempre con un cappello a larghe falde e in abiti “alla spagnola”), della Battaglia tra Cristiani e Turchi del Museo del Louvre (inv. n. 275, cm. 136x168, firmata e datata 1631: data, questa, di dubbia lettura, per passate alterazioni e che in origine poteva essere anche 1641 o 1651); dell’inedita Battaglia di una privata raccolta napoletana, purtroppo oggi in un modesto stato di conservazione per passati e malaccorti restauri; della Postazione di artiglieria e il drappello dello stato maggiore a cavallo, di pertinenza delle raccolte del Museo Franz Mayer di Città del Messico (cm. 94x154), databile intorno al 1640 e di cui è comparsa nel 2017 una replica autografa (cm. 101x127) presso la Galleria ‘La Pinacoteca’ di Napoli; della Battaglia appartenente alle antiche raccolte dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera (inv. n. 5593, cm. 82x105) e databile entro il 1640; dell’Entrata dei cavalieri romani nel circo del Museo del Prado (anche databile intorno al 1640 e facente parte della serie di tele con ‘storie dell’antica Roma’ realizzate tra il 1631 e il 1641 da pittori diversi, attivi a Roma e a Napoli, per la decorazione del nuovo Palazzo Reale di Filippo IV nel parco del Buen Retiro a Madrid, dove furono esposte fino al 1772, per poi passare nel 1828 nelle raccolte del Prado); della Battaglia tra cavalieri, firmata e datata 1646, della Fondazione De Vito a Vaglia, presso Firenze (cm. 137x161: Bastogi in Prato 2019, pp. 47-77). E’ invece datata 1641 e firmata da Andrea de Lione la tela raffigurante un’altra Battaglia tra Cristiani e Turchi, anche di pertinenza delle raccolte del Louvre (inv. n. 1983-2, cm. 103,5x130), nella quale lo stesso personaggio sembrerebbe comparire, questa volta senza il cappello a larghe falde, mentre guida una carica della cavalleria cristiana contro i Turchi (Di Penta 2016, pp. 93-94, n. Q.13).
In aggiunta, a conferma dell’assegnazione ad Aniello Falcone. già proposta sia per la “mezza figura” dipinta nella tela comparsa nell’asta Christie’s del 2005 (peraltro identica alla redazione dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera), sia per la figura ripresa “di tre quarti” nella tela di una raccolta privata fatta conoscere prima da Bologna e poi da Mario Carignani di Novoli, va anche precisato che lo stesso personaggio, identificato sempre senza certezze con Gennaro Annese, con Alvaro de las Torres e (dalla Di Penta nel 2016) con Ferrante Spinelli, principe di Tarsia, nonché committente e collezionista di Falcone (peraltro nel 1651 ospitato dal principe nel suo palazzo napoletano), compare anche in altre due tele dipinte con certezza da Aniello Falcone intorno al 1640: ): la Cacciata dei mercanti dal Tempio (inv. n. P94, cm. 101x135) e Il concerto (inv. P87, cm. 109x127), entrambe appartenenti dal 1828 alle raccolte del Museo del Prado, dopo essere state nel Palazzo del Buen Retiro a Madrid almeno fino al 1772 (si veda, anche per la bibliografia precedente, Úbeda de los Cobos in Napoli 2009-2010, vol. I, pp. 169-170) .
Ne consegue, per quanto sopra esposto, che l’inedito ritratto in esame va anch’esso assegnato con certezza, insieme alle due identiche redazioni rispettivamente dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera e comparsa nel 2005 nella vendita presso Christie’s di Roma, alla mano di Aniello Falcone verso il 1640 o subito dopo, al tempo degli affreschi per la Cappella Firrao nella basilica napoletana di San Paolo Maggiore e delle ‘storie di Mosé’ affrescate nella volta di uno dei saloni della villa di Barra, allora alle falde del Vesuvio, di proprietà, prima che passasse ai principi di Bisignano, del mercante fiammingo Gaspare Roomer, attivo a Napoli alla metà del Seicento, noto soprattutto come attento e appassionato committente e collezionista di pittori napoletani, tra i quali, con un ruolo e una posizione di rilevo, proprio Falcone.
Un ritratto, questo ora esaminato (si tratti di Alvaro de las Torres o di Ferrante Spinelli, ma anche, come pure ipotizzabile, di Don Ramiro Felipe Núñez de Guzmán, II° duca di Medina de las Torres e viceré di Napoli dal 1637 al 1644), che presenta, come non si riscontra neppure nel ritratto “di tre quarti” di collezione privata qui in precedenza segnalato, soluzioni di così accentuata concretezza visiva nella trattazione pur sapiente, accorta e pittoricamente sensibile dei connotati somatici, come per l’immediata, intensa e coinvolgente resa espressiva di stati d’animo e lunga esperienza di vita, da collocarsi tra gli esempi qualitativamente più rilevanti della ritrattistica napoletana di primo Seicento e ancora di evidente matrice naturalista, come gran parte dell’opera di Aniello Falcone databile entro il 1650 o poco, anche se già segnata da un’accorta aperture verso aspetti del ‘neovenetismo’ di Giovan Benedetto Castiglione, il Grechetto, di Nicolas Poussin entro il 1635 e del giovane Diego Velázquez, dei quali non pochi esempi Falcone aveva visto a Roma in occasione di un soggiorno con Andrea de Lione da collocare tra il 1629 e il 1630.
Il dipinto qui esaminato sarà pubblicato nella monografia su Aniello Falcone e il suo atelier (Napoli 1629/30 - 1654/56) curata da chi scrive ed edita il prossimo 2023.

Riferimenti bibliografici:

F. Bologna in Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, catalogo della mostra, Napoli 1991, pp. 158 e 218.

M. Carignani di Novoli in L’anima e il volto, catalogo della mostra a cura di F. Caroli, Milano 1998, p. 240.

A. Úbeda de los Cobos in Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli, catalogo della mostra a cura di N. Spinosa; Napoli, Museo di Capodimonte: 2009-2010, Napoli 2009, vol. I, pp. 169-170

N. Spinosa, Pittura del Seicento a Napoli da Caravaggio a Massimo Stanzione, Napoli 2010, pp. 254-256, n. 165.

M. Di Penta, Andrea de Lione, Roma 2016, pp. 58-61, figg. 94-97.

N. Bastogi, La collezione ‘laboratorio’ di Giuseppe De Vito, studioso di Seicento napoletano, in Dopo Caravaggio. Il Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito, catalogo della mostra a cura di N. Bastogi e R. Iacopino, Prato 2019, pp. 47-77.

F. Saxl - G. Porzio, Battaglie senza eroi. Studi su Aniello Falcone 2021, pp. 15-16 nota 13, fig. 4.

Technique: Oil on canvas

Measures: 80.0 x 65.5 cm

Type of object Opere su tela/tavola

Department ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO

Period Arte antica

Starting price: 30.000,00

Estimate: 30.000,00 - 40.000,00

The lot will be auctioned on 17 May starting from 11:00.
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