Mario Francesconi nacque a Viareggio nel 1934 e, a partire dalla sua prima personale nel 1959, iniziò un percorso artistico che lo portò attraverso molte fasi, spesso caratterizzate dalla sua passione per le materie povere e di recupero. La sua attività artistica si spostò spesso tra i campi della pittura, della scultura, del collage e dell'installazione e si avvicinò ai settori della poesia e della letteratura, grazie anche ai suoi rapporti con molte figure importanti del mondo intellettuale italiano della seconda metà del secolo scorso, tra cui Emilio Villa, Cesare Garboli, Leonardo Sciascia, Mario Luzi, Cesare Zavattini, Pier Paolo Pasolini, Alfonso Gatto, Sandro Penna e Venturino Venturi. Leggi la biografia completa
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Mario Francesconi nacque a Viareggio nel 1934 e, a partire dalla sua prima personale nel 1959, iniziò un percorso artistico che lo portò attraverso molte fasi, spesso caratterizzate dalla sua passione per le materie povere e di recupero. La sua attività artistica si spostò spesso tra i campi della pittura, della scultura, del collage e dell'installazione e si avvicinò ai settori della poesia e della letteratura, grazie anche ai suoi rapporti con molte figure importanti del mondo intellettuale italiano della seconda metà del secolo scorso, tra cui Emilio Villa, Cesare Garboli, Leonardo Sciascia, Mario Luzi, Cesare Zavattini, Pier Paolo Pasolini, Alfonso Gatto, Sandro Penna e Venturino Venturi.
Dopo le sue prime esperienze nella pittura figurativa, negli anni Sessanta si trasferì a Roma, dove frequentò le gallerie La Salita, La Tartaruga e San Luca, esponendo anche grazie alla presentazione di Emilio Villa. Nel 1965 tornò in Toscana e frequentò l'ambiente letterario del Premio Viareggio, che gli permise di fare importanti incontri, tra cui Pablo Neruda, Roberto Longhi, Pier Paolo Pasolini, Dino Buzzati, Carlo Bo e Mino Maccari. Collaborò anche con Mino Maccari alla realizzazione delle scenografie per il Naso di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič al Maggio Musicale Fiorentino nel 1966, diretto da Eduardo De Filippo.
Negli anni Settanta, Mario Francesconi viaggiò frequentemente a Parigi, Londra, Berlino, Francoforte e Amsterdam, incontrando artisti del calibro di Wilfred Lam, Hans Hartung e Henry Moore. Nel frattempo, trasferitosi a Firenze, aprì il suo studio in via Maggio, che ancora oggi rappresenta una sede importante della sua attività artistica. Durante questo periodo, dipinse una serie significativa di opere dedicate al suo cane Tobia, che ispirò anche un racconto di Manlio Cancogni pubblicato da Pananti. Nel 1998, Mario lavorò a un ciclo di tre trittici dedicati ai temi del Mistero, della Vita e della Morte, che fu collocato nell'antirefettorio dell'Abbazia di Vallombrosa.
Dopo aver frequentato a lungo la poesia e l'opera teatrale di Samuel Beckett, a partire dal 2000 Mario Francesconi realizzò centinaia di opere che gli furono dedicate, tra cui molti libri d'artista interamente autografi, dipinti, collage e diversi materiali.