Biografia di Oddino Guarnieri
Oddino Guarnieri (Adria, prov. Rovigo, 4 aprile 1932 - Mestre, 13 dicembre 2015)
Inizia la sua carriera artistica come autodidatta fino da adolescente anche con l'aiuto del pittore Ugo Boccato, amico di famiglia. Dopo l’alluvione del Polesine nel 1951 si trasferisce a Venezia dove impara il mestiere di restauratore con il prof. Pedrocco. Contemporaneamente Guarnieri partecipa ai corsi di pittura con i maestri Cadorin e Cesetti all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Partecipa, nel 1958, alla mostra Giovani Pittori italiani a Parigi.
Nel 1961 comincia la collaborazione con Emilio Vedova. E' premiato nel 1962 dalla rivista Le Arti assieme al pittore Scanavino. Con quest'ultimo Guarnieri è presente nella scena artistica milanese con Fontana, Crippa e Dova. Nel 1965, vincendo il primo premio per la pittura all’opera Bevilacqua La Masa di Venezia, ottiene uno studio a Palazzo Carminati.
Negli anni Sessanta collabora con il gruppo Dialettica delle Tendenze con varie mostre in molte città d’Italia. Espone principalmente a Milano (galleria delle Ore, Schettini, Medea) e Venezia dove comincia la collaborazione con Gianni De Marco della Galleria Il Traghetto. Nel 1967 collabora col Raggruppamento Artisti veneziani per una cartella serigrafica, esposta poi in varie città italiane e a Lubiana.
Nel 1970 Guarnieri è invitato dal critico Marchiori al Premio Ramazzotti di Milano. Nello stesso anno viene segnalato dal critico Apollonio nel catalogo nazionale d’Arte moderna Bolaffi. Sulla sua opera hanno scritto, tra gli altri, Apollonio, Branzi, Budda, Cara, Guidi, Marchiori, Marussi, Minassian, Rizzi, Toniato, Valsecchi. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero e anche presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro, Venezia.
Il critico d'arte Alain Chivilò, in occasione del compleanno del Maestro, ha scritto: "Oddino Guarnieri ha passato pochi mesi fa la soglia degli ottant’anni. Nato ad Adria nel 1932, ora con spirito combattivo, tra i mille stati d’animo presenti, traccia con freschezza la storia dell’informale italiano. Proprio Emilio Vedova apprezzava e rilevava la sua dote di colorista, perché era ed è in grado d’inserire punti di cromie nel giusto momento compositivo. Ecco che in quest’ambito per Oddino il colore nero da utilizzare non deve essere tale, perché viene umanizzato con l’inserimento della cromia rossa. Un equilibrio e un tocco sopraffino sempre presente nei suoi lavori. Un torchio regalato da Virgilio Guidi segna l’inizio compositivo nell’Arte veneziana, passando per il periodo informale, il geometrico con la fase da lui chiamata angosciante di Milano, le amazzonie per arrivare agli ultimi collage di carta e materia di colore. A queste durante le lotte di fine anni Sessanta e Settanta, nel ciclo dei Robot, ha interpretato e raffigurato il lavoratore come una persona, non umana, tramutata in robot dal sistema produttivo: una unità sfruttata quasi gratuitamente, priva di sviluppare intelletto e capacità professionali".