ASTA 311 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO
Lotto 212
Il mobile presentato è un esempio delle eccellenze artigiane di ambito lucchese di epoca neoclassica, realizzato durante il Principato di Lucca e Piombino, assegnato dall’imperatore Napoleone I alla sorella Maria-Anna Elisa ed al cognato Felice Baciocchi il 18 marzo 1805, assieme alla Repubblica di Lucca anch’essa assegnata loro il 24 giugno 1805, sino alla fine del Primo Impero, nel 1815.
Maria Anna-Elisa Baciocchi, la “Semiramide del Serchio” come fu chiamata all’epoca, nipote del potente cardinale Joseph Fesch, fratellastro della madre Maria Letizia Ramolino e a lui intimamente legata, amò profondamente le arti e l’architettura.
Elisa Baciocchi compì infatti una serie di riforme in campo artistico: a Carrara potenziò l’Accademia di Belle Arti con l’istituzione di un Banco Elisiano ed incentivò, nelle città da lei governate, soprattutto livornesi e fiorentine, le locali risorse artigianali come quelle della lavorazione della seta e della mobilia, valorizzando il lavoro di architetti ed ebanisti di rilievo.
Con la fine della Repubblica e l’insediamento dei Baciocchi, dal 1805 al 1814, per la realizzazione del mobilio, la corte e la nobiltà lucchese, oltre a rivolgersi alle botteghe livornesi e fiorentine, ricche delle ultime novità provenienti da Parigi e da Londra, impegnarono le locali maestranze di artigiani insieme ad artigiani francesi.
Da Parigi venne difatti chiamato a lavorare in Toscana l’ebanista Jean-Baptiste-Gilles-Youf, che lavorò attivamente nei palazzi ducali di Lucca nella costruzione degli arredi per la corte e l’aristocrazia, al quale si affiancarono altri artigiani d’eccellenza, come gli ebanisti Giacomo Rossi, Giacomo Devoti, Vincenzo Marchi e Bernardo Neri (citati nel 1807 nei conti relativi all'ammobiliamento del palazzo di Massa), insieme ai più celebri Anastasio Barsanti (notizie dal 1809 al 1836) e Pietro Massagli, suo diretto allievo, con i doratori Lorenzo Berchielli, Francesco Buonini e Frediano Pomezzani, quindi Charles Sambucy, i fratelli Antonio e Pietro Ricci, Saverio Salvioni (che, tra il 1810 e il 1813, disegnò vedute delle cave di marmo di Carrara, e dalla Baciocchi ebbe incarico, quando Massa e Carrara si unirono alla Lucchesia, del restauro del palazzo ducale di Massa).
Gran parte dei citati artigiani furono impegnati, tra il 1817 e il 1820, nei consistenti lavori di riammobiliamento del Palazzo Ducale avviati, questa volta, da Maria Luisa di Borbone, successivamente alla caduta del Principato; responsabile del nuovo cantiere fu l'architetto Lorenzo Nottolini (1787-1851) che, nei sui progetti, seppe associare agli elementi tratti dal variegato repertorio neoclassico romano di ascendenza piranesiana le più recenti invenzioni di gusto "Empire" elaborate in Francia, Inghilterra e Toscana.
Nella realizzazione dei disegni per la mobilia ideati dall'architetto lucchese troviamo infatti di nuovo i succitati ebanisti Anastasio Barsanti e Pietro Massagli, cui si uniranno ben presto Lorenzo Lucchesi e Giovacchino Cantieri.
Questo importante comò-cassettone d’epoca Impero in noce, attribuibile all’allievo lucchese è sostenuto da piedi intagliati a zampa di leone in legno intagliato ebanizzato e dorato, sul fronte dalle tipiche forme lineari di gusto neoclassico presenta tre cassetti lastronati in piuma di noce ornati con applicazioni bronzee dorate nelle bocchette e nei tiretti dei cassetti, di forma circolare perlinata evocante la corona d’alloro; i fianchi sono in impiallacciatura di piuma di noce ( o di mogano?) incorniciati da una decorazione in legno intagliato e dorato (in bronzo dorato?)
Il mobile presenta altresì la particolarità di contenere, entro la fascia sottopiano lievemente aggettante decorata a motivi di ovoli in legno intagliato e dorato, una traversa a scomparsa profilata da una cornice in legno o bronzo dorato (?) che una volta estratta, va a ricoprire i cassetti, dispiegando al centro una decorazione in bronzo dorato cesellato al mercurio d’eccellente fattura, di soggetto mitologico.
Essa presenta difatti Eros o Cupido alato, tenente in mano le redini di una biga trainata da una coppia di grifoni alati rampanti.
La ruota della biga rimanda ad una simbologia solare, in quanto il significato della ruota come simbolo del Sole è dovuto alla sua forma a raggiera e al suo movimento; in questo caso, la ruota ad otto raggi, indica le otto direzioni nello spazio, con l’ulteriore significato di rinnovamento e rigenerazione.
L’opera è attribuibile alla bottega del celebre Pietro Massagli, che compì il suo apprendistato presso l’ebanista Youf, specializzandosi in mobili dalle esemplari forme, volumi e decorazioni Impero e successivamente, Restaurazione e Luigi Filippo (negli annali degli archivi di Stato compaiono notizie a lui dedicate che coprono un arco temporale dal 1810 al 1847).
I mobili realizzati per la committenza principesca ed aristocratica, in particolare per gli arredi commissionati dal Marchese Gherardo Mansi, proprietario dell’omonima villa Mansi, sono caratterizzati dall’utilizzo di essenze quali noce, (come il mobile presentato), acero, pero, frassino, ciliegio, a volte tinteggiati color acajou, (rarissimamente utilizzato poiché dai costi proibitivi), od in nero (ebanizzati, come nel caso dei piedi del comò a zampa di leone) per nobilitare essenze come il pioppo ed il faggio.
Un elemento d’arredo confrontabile è il letto in noce, decorato da ricche decorazioni in bronzo dorato e baldacchino in moire gialla, databile intorno al 1812, Villa Mansi a Segromigno in Monte, Capannori, Lucca.
Misure: 105.0 x 127.5 x 65.0 cm
Base d'asta: € 3.000,00
Stima: € 3.000,00 - 6.000,00
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