Lotto 60
Si ringraziano il Prof. Riccardo Lattuada e il Prof. Nicola Spinosa per aver confermato, ognuno indipendentemente, l'attribuzione dell'opera su base fotografica.
Provenienza: Collezione privata, Genova.
Bibliografia di riferimento: S.Schutze eT.C. Willette, "Massimo Stanzione. L'opera completa", Napoli 1992, pp.208-209 (A45, A45.a, A45.b) e pp. 312-313, fig.170-171-172.
"Perno della scuola napoletana sul finire del secondo quarto del ''600" e "insopprimibile presupposto, fin quasi agli esiti neoclassici dell'ultimo Settecento": così Raffaello Causa definiva Massimo Stanzione nella sua introduzione al catalogo dell'esposizione torinese del 1983 sulla Pittura napoletana da Caravaggio a Luca Giordano, collocandolo tra i massimi e più autorevoli rappresentanti della scena artistica della città partenopea del XVII secolo. Stanzione fu indubbiamente uno dei capiscuola della pittura napoletana della prima metà del secolo, in grado tanto di affermarsi personalmente, alternando importanti committenze private e dipinti di soggetto profano (si veda il "Sacrificio a Bacco" del Museo del Prado, Madrid) a opere di ampio respiro per le chiese di Napoli, come la grande pala d'altare della Madonna del Rosario nella cappella Cacace in San Lorenzo Maggiore. quanto di creare una vera e propria eredità artistica da cui emersero poi le personalità di maggior rilievo della generazione successiva: tra gli altri, Francesco Guarini, Onofrio Palumbo e Giuseppe Marullo, con un'influenza che si estese fino a Francesco Solimena.
Il nostro dipinto si presenta come una versione autografa alternativa della "Giuditta con la testa di Oloferne" del Museum of Fine Arts di Boston (inv. n° 94.181), da cui differisce leggermente per le dimensioni, che gli conferiscono un taglio più verticale: l'eroina biblica è rappresentata nel momento immediatamente successivo all'uccisione e decapitazione del generale assiro, mentre incede con la testa del nemico trattenuta per i capelli e lo sguardo rivolto in alto verso Dio, ammantata nelle vesti eleganti e adorna dei raffinati gioielli utilizzati per sedurre il condottiero.
Il soggetto, uno dei più iconici della pittura caravaggesca e post-caravaggesca, fu affrontato da Stanzione, oltre che nell'opera di Boston, anche nella celebre tela del Metropolitan Museum di New York (inv. 59.40), di impianto differente, con cui la nostra composizione può essere confrontata soprattutto riguardo ad alcuni dettagli quali la mano appena appoggiata sull'elsa della spada, la ricca veste in tessuto broccato di un giallo-oro intenso caratteristico dell'artista, il manto rosso, le piume sul copricapo e la forte somiglianza tra le rispettive teste di Oloferne. Della "Giuditta" del tipo "Boston" si conoscono altre due versioni (S.Schutze eT.C. Willette, "Massimo Stanzione. L'opera completa", Napoli 1992, pp. 312-313, fig.171-172) entrambe però ritenute derivazioni non autografe dell'artista.
Base d'asta: € 10.000,00
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