Asta 409 | ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO Tradizionale
Lotto 27
L'opera è accompagnata dalla scheda a cura di Paolo Benassai.
L'opera è accompagnata da attestato di libera circolazione.
Provenienza: Collezione privata, Venezia.
Referenza: Fototeca Zeri, inv. 118044, busta 561, scheda 58133.
Bibliografia: N. Ivanoff, Sebastiano Mazzoni, in "Saggi e memorie di storia dell'arte", II, 1958-1959, p.225, fig. 27;
G. Ewald, La pittura del Seicento a Venezia e nel veneto", Zur Ausstellung in Venedig vom 27 Juni-25 Oktober, in "Kunstchronik", XII, 1959, 10, p. 269;
B. Nicolson, seicento painting in Venice, in "the Burlington Magazine", CI, 1959, 676-677, p. 287 nota 8;
P. Zampetti, in La pittura del Seicento a Venezia, catalogo della mostra, Venezia, 1959, pp. 110-111. n. 171;
C. Donzelli. G.M. Pilo, I pittori del Seicento veneto, Firenze, 1967, p.281;
J. Nissman, Florentine Baroque Art from American Collections, catalogo della mostra, New York, 1969, p. 59;
F. Rusk Shapley, paintings from Samuel H. Kress Collection. Italian Schools. XVI-XVIII century, London, 1973, p. 125;
E.A. Safarik, per la pittura veneta del Seicento: Sebastiano Mazzoni, in "Arte Veneta", XXVIII, 1974, p. 160;
E.W. Rowlands, The collections of the Nelson-Atkins Museum of Art. Italian paintings 1300-1800, Milano, 1996, pp. 320, 322;
P- Benassai, Sebastiano Mazzoni, Firenze, 1999, p. 135, n. 79.
Il dipinto rappresenta l’episodio culminante della vicenda di Jefte, narrato nell’Antico Testamento (Giudici, 11, 29-39). Dopo aver promesso a Dio di sacrificargli la prima persona che avesse incontrato in caso di vittoria nella battaglia contro gli Ammoniti, Jefte si trova a dover compiere l’ardua scelta fra il rispetto del patto con Dio e quello del legame di sangue, giacchè fu proprio sua figlia unigenita ad accorrere per prima a rallegrarsi con lui quando, vittorioso, fece ritorno a casa.
Sebastiano Mazzoni nato a Firenze nel 1611, fu probabilmente allievo di Baccio Del Bianco, nei primi dipinti emerge la spiccata propensione all’impiego di un registro anticlassico. La maniera di Mazzoni, ricca di invenzioni compositive originali, si distingue per il carattere corsivo e le pose assai dinamiche delle figure ed è segnata da una stesura del colore piuttosto rapida. Da Baccio del Bianco derivò anche la competenza nella rappresentazione delle architetture e degli spazi scenici, elemento che contraddistinguerà tutta la sua carriera. Trasferitosi a Venezia, probabilmente dopo il 1640, si accostò a D. Fetti, a B. Strozzi e F. Maffei, i quali diedero nuovi stimoli alla sua pittura, estrosa talvolta fino alla bizzarria; schiarì la sua tavolozza e giunse ad una pungente realizzazione di temi biblici e leggendari. Dipingeva stendendo il colore in velature sottili, ottenendo straordinari effetti di trasparenza che sembrano anticipare finezze tipiche del Settecento, e tutte le sue composizioni sono dominate da un movimento e da una tensione incalzanti.
Pubblicata nel 1959 da Nicola Ivanoff come opera di Sebastiano Mazzoni, questa tela è in evidente rapporto con quella omologa di Kansas City della quale è stata ritenuta da taluni studiosi replica, da altri copia antica. Le lievi discrepanze di dimensioni fra le due versioni suggeriscono di ipotizzare che questa sia stata leggermente ridotta in altezza, mentre il dipinto americano potrebbe aver subito la stessa sorte in larghezza.
L’opera qui in esame presenta un’esecuzione più rapida ed abbozzata rispetto a quella di Kansas City, siglata SMF e databile verso la fine del sesto decennio del Seicento. Le misure pressochè identiche, d'altro canto, impediscono di considerarla un abbozzo della tela americana. Tali considerazioni avevano indotto Paolo Benassai a ritenere questo Sacrificio una buona copia coeva, eseguita da un altro abile pittore attivo a Venezia, ma il recente esame diretto dell'opera da parte dello storico ha imposto di rivedere la posizione assunta in precedenza. Se sul caposaldo del dipinto di Kansas City si imperniano molte opere della piena maturità di Sebastiano Mazzoni, il dipinto qui proposto presenta molti punti di contatto con le opere dell’ultimo periodo dell’artista. In particolare, l’esecuzione rapida e abbozzata trova riscontro nel frammento della Strage degli Innocenti e nei bozzetti con l’Annunciazione in Collezione Gallo e con l’Innalzamento della Croce alla Pinacoteca di Egidio Martini presso il Museo Ca’ Rezzonico a Venezia. I panneggi chiari, soffici e vibranti per effetto della luce, compaiono simili alla Morte di Cleopatra di Rovigo e nella Semiramide di Llanrwst, alla quale rimanda anche la monumentale figura maschile di spalle sulla destra, mentre alcune fisionomie femminili presentano affinità con quelle delle figlie del quadro con Loth e le figlie di collezione privata a Milano.
La tela in esame può essere pertanto ritenuta peculiare della tendenza dell’ultimo Mazzoni, a partire dalla metà del settimo decennio del Seicento, verso un’esecuzione rapida e sintetica, culminante nel Sogno di Onorio III della chiesa veneziana dei Carmini, dipinto nel 1669.
Base d'asta: € 10.000,00
Stima: € 25.000,00 - 35.000,00
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