Asta 360 | ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO - Dipinti antichi e antiquariato Tradizionale
Lotto 167
In una radura, all'ombra di alcuni alberi e a ridosso di una zona collinare il giovane Battista si è fermato a impartire la sua predicazione. Al centro del dipinto, seduto su una roccia, il pittore raffigura Giovanni nell'atto di un gesto solenne, che sembra quasi ammonire gli astanti. Le figure si stagliano sul fondo scuro, fino a confondersi nell'ombra della fronde e col colore dei licheni.
L'artista si presenta così estremamente legato alla lezione di Simone Cantarini, non a caso suo primo maestro, ma con la personale autonomia di una stesura più liquida e sciolta, stemperata dalle severe asprezze del primo Seicento. Egli infatti all'apprendistato presso il Pesarese che era da poco rientrato a Bologna e aveva studiato non lontano dalla casa di Lorenzo, unisce probabilmente anche le lezioni presso la neonata Accademia del disegno, dove prestavano il proprio magistero l'Albani, il Desubleo, il Tiarini e il Guercino. Quando nel 1648 il Cantarini viene chiamato a Mantova lascia lo studio al suo allievo ma il Pesarese muore e allora il Pasinelli va per qualche tempo presso Flaminio Torri che già frequentava da tempo. La lezione del Cantarini si evince chiaramente nello stile e nelle tipologie del folto gruppo di persone che assiste alla predica. E va altresì sottolineato come la figura del Battista si ispiri quasi certamente al San Giovanni che predica, dipinto dal Guercino nel 1650 per la chiesa del Rosario di Cento e conservato nella locale pinacoteca. La suggestione reniana, e carraccesca, ci appare anche nel tema della barca che, sullo sfondo solca il fiume. la forte influenza del Cantarini fa pensare ad una datazione negli anni cinquanta per questa tela, che è caratterizzata dalla stesura corposa e il chiaroscuro accentuato, ben presenti nel Gesù che entra in Gerusalemme nella chiesa bolognese di San Gerolamo della Certosa (C. Baroncini, Lorenzo Pasinelli pittore 1629-1700, Rimini 1993, n. 16, pp. 189-192). Tipiche del repertorio di Pasinelli sono le immagini femminili ammantate, raffigurate col turbante in una pennellata liquida e dai caldi toni, come la Sibilla (n.32, pp.226-227) o lo Svenimento di Ester (n.33, p 228) e insieme all'affettuosa intimità fra la madre e il bambino come per la Donna che allatta (n.3, pp. 161-163), per la Madonna col Bambino e una Santa 8 n.6, pp. 166-167) e nei disegni con questa tematica (pp.176-177). Da non confondere con gli esiti seppure simili di Pier Francesco Cittadini. Dello stesso soggetto del nostro è la grande versione dipinta in una fase successiva, nel 1686 per il principe di Lippe e tuttora in collezione privata (n.57, pp. 281-284, tav. 41). Assai più sciolta e matura, essa presenta comunque ricordi e legami con la tela in esame. Grazie alla narrazione dello Zanotti (Nuovo fregio di gloria e Felsina sempre pittrice nella vita di Lorenzo Pasinelli pittor bolognese..., Bologna 1703, pp. 47-48) di quest'opera conosciamo le vicende creative, ed ora anche il bozzetto preparatorio, apparso alcuni anni fa sul mercato antiquario (Dipinti bolognesi dal 1686 al 1796, Marco Riccomini, Milano 1997, n. 1)
Bibliografia: F. Moro, Emilia Pittrice: tracce d'un percorso di studi, in Emilia Pittrice. Dipinti e disegni bolognesi del XVII secolo, catalogo della mostra, Parigi Galerie Tarantino, 2007, pp-34-38, ill. 25 (con errate dimensioni del dipinto)
Base d'asta: € 10.000,00
Stima: € 10.000,00 - 15.000,00
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