ASTA 294 - ARREDI, DIPINTI ANTICHI E DEL XIX SECOLO DA UNA DIMORA LOMBARDA E ALTRE COMMITTENZE
Lotto 294
L'opera è accompagnata dalla scheda a cura di Erich Schleier, 5 novembre 2013.
Conosco e giudico questo affascinante quadro sulla base di due eccellenti fotografie grandi a colori, eseguite dopo il recente restauro. Il quadro si distingue dalla grande forza espressiva del volto, dalla qualità pittorica che si rivela della libertà sciolta della pennellata, ricca d'impasto, e dall'intensità cromatica.
Nella mia convinzione si tratta di un'opera della maturità di Francesco Cozza, pittore calabrese, che si stabilì a Roma verso la metà degli anni Venti. Era prima allievo di Antonio Barbalonga, era anche in contatto con Gregorio Preti, ma fu poi allievo del Domenichino, che partì nel 1631 per Napoli. Un'opera firmata e datata (1632) di quel periodo giovanile è la pala di San Giuseppe, nella cappella di San Giuseppe in S. Andrea delle Fratte, la sua prima commissione ufficiale (si veda catalogo della mostra Francesco Cozza, Roma 2007, p.32, I,3), un'opera di gusto classicheggiante che risente l'influsso del Domenichino. Con questo dipinto e le altre opere di quel momento il nostro quadro non ha niente a che fare. Dal 1637 al 1641 il Cozza era a Napoli, secondo le fonti. Negli anni quaranta sono da notare parallelismi e affinità con il pittore perugino Giov. Domenico Cerrini e anche con il Sassoferrato. Il Cozza sviluppò il suo stile maturo dagli anni cinquanta in poi ed era attivo a Roma negli anni sessanta e settanta. Sviluppò un linguaggio drammatico e perfino aspro, talvolta arcaizzante e dal 1660 in poi lo fa apparire a Roma come un artista un po' isolato, lontano dal Cortona e dei Cortoneschi, da Maratta e i Maratteschi, da Gaulli e Bernini, dal Mola e la sua cerchia (benchè ha lavorato accanto a lui a Valmontone, vedi sotto), e da pittori come Giacinto Brandi, Benaschi, Seiter e Ghezzi, influenzati dal Lanfranco, dal Guercino e la pittura veneziana. Una certa parallelità si può, semmai, notare con l'opera del pittore reatino Antonio Gherardi, allievo del Mola. Contatti c'erano anche fra il Cozza e il pittore francese Reynaud Levieux, che dipinse una pala raffigurante la "Morte di Sant'Anna" a Serra San Bruno in Calabria, giustamente attribuita a Levieux da Gilles Chomer. (Si veda Giorgio Leone, 1605-1631: gli anni oscuri Francesco Cozza dalla Calabria a Roma, in: Francesco Cozza e il suo tempo, Atti del Convegno, Soveria Mannelli 2009, p.45 e note 75 e 78).
Cozza dipinse parecchie grandi pale d'altare, come quella dell'altar maggiore di S. Maria della Cima a Genzano (1660 c) (mostra del Cozza, Roma 2007, p.82, I,20) e quella nella chiesa di S. Egidio Abate a Montalcino (Siena) della fine degli anni sessanta (mostra del Cozza, 2007, p. 184 II,36), che dimostra monumentalità e grande respiro, ma allo stesso tempo un modellato tornito, fitto, scultoreo.
Cozza era anche pittore di affreschi: i laterali della cappella di S. Giuseppe in S. Maria ad Martyres (Pantheon), del 1661-62 c., soprattutto gli affreschi di soffitti dipinti per i principi Pamphilj (Sala del Fuoco, Palazzo Pamphilj a Valmontone, 1658-59; soffitti nella biblioteca e nel Salone del Collegio Innocenziano presso il Palazzo Pamphilj in Piazza Navona (1668-1673), gli affreschi nel Salone Verde nel Palazzo Altieri (1675) e infine i fregi nel palazzo Origo a Roma.
Dipinse anche varie opere per i principi Colonna.
Il viso di questa "Addolorata" (busto, senza le mani, diretto verso sinistra, forse pendant di un "Cristo coronato di spine") mi sembra paragonabile a S. Andrea delle Fratte, del 1656-57 c.) (vedi catalogo della mostra Cozza, 2007, figure su p. 63 e 64) e anche quello della Santa Francesca Romana nello stesso affresco. Si possono paragonare anche il volto della Vergine nell'affresco dell'Adorazione dei Magi (molto rovinato) nella cappella di San Giuseppe nel Pantheon (1661-62). (mostra Cozza, p.96) e quello di San Giovanni nella pala dell'Incredulità di San Tommaso nel Duomo di Segni, che ritengo sia del 1660 c., ma che era stato anche datato molto troppo precocemente alla fine del terzo decennio o nel quarto decennio ( M. Ragone, nel catalogo della mostra Cozza, Roma 2007, pp. 29-30, I,2). Si veda E. Schleier, Commenti al catalogo della mostra di Francesco Cozza. Alcune aggiunte e proposte e qualche nota critica, in: Francesco Cozza e il suo tempo, Atti del Convegno, Soveria Mannelli 2009, p.20). Per la cromia intensa e l'impasto si può anche paragonare la frammentata "Madonna della cintura" a Adelaide, Australia, Art Gallery of South Australia (si veda Schleier, Atti del Convegno, 2009, p.28, fig. 5 e frontespizio).
Cozza dipinse un'altra Vergine Addolorata, più grande, a mezza figura, con le braccia e le mani aperte, un quadro che si trova a Burghley House nella collezione del marchese di Exeter. (Attribuzione di E. Schleier, Arte Illustrata 1971; si veda poi il catalogo della mostra Cozza, Roma 2007, p. 211, II,45).
Base d'asta: € 8.000,00
Stima: € 12.000,00 - 18.000,00
Il dipartimento di ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO seleziona opere d’arte dell’artista da inserire nella prossima asta.
I nostri esperti sono sempre a disposizione per effettuare valutazioni gratuite e confidenziali.
Scegli una delle seguenti modalità: