ASTA 311 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO
Lotto 153
L'opera è accompagnata dalla scheda a cura di Dario Succi, 6 marzo 2001.
Questa deliziosa tela che restituisce con immediatezza un elegante interno di dimora patrizia dove si sta svolgendo una riunione musicale, è un raro dipinto di Marco Ricci (Belluno 1676-Venezia 1730), il maestro che fu nipote di Sebastiano Ricci e, al pari di lui, uno tra i massimi protagonisti della pittura veneziana del Settecento.
L'artista bellunese, che fu l'iniziatore del paesismo veneto del Settecento, seppe con pari vigore rappresentare per la prima volta in Italia ed in Inghilterra incantevoli interni dove artisti, cantanti e musicisti sono radunati da munifici ospiti per intrattenimenti musicali. I personaggi, colti in pose sciolte, libere ed individuali entrano nella cronaca paziente e tenace di Marco con il loro vero volto, che la moda e il contegno rende uniforme solo in superficie.
Il primo dipinto di questo genere eseguito da Marco Ricci fu la Prova di un'opera realizzata per Lord Carlisle nel 1709, durante il primo soggiorno inglese dell'artista. La tela è un piacevole reportage figurativo di un concerto informale a Castle Howard, al quale erano intervenuti Catharine Tofts, Nicola Grimaldi, detto il Nicolini e Margherita l'Epine, che erano i più famosi interpreti dell'opera italiana a Londra. Il successo del dipinto fu tale che all'artista, durante il suo secondo soggiorno in Inghilterra (1712-1716), fu chiesto di replicarlo per quattro volte. Le diverse redazioni si distinguono dalla prima eseguita per Lord Carlisle per lo sfondo: l'ampia finestra con vista sul parco viene infatti sostituita nelle quattro repliche da un grande paesaggio, evidentemente dipinto dallo stesso Marco, affiancato da due ovali: nella prima replica è rappresentata un'ampia vallata mentre i due ovali raffigurano i ritratti di Marco e Sebastiano Ricci. Nelle altre tre repliche, quasi identiche, è raffigurata una marina in burrasca affiancata da due nature morte floreali.
Anche la tela qui esaminata conosce varie redazioni che differiscono nel formato e per alcuni particolari. Una di queste, ora in collezione privata fiorentina e pubblicata da Mina Gregori (Studi in onore di Giuliano Briganti, 1990, p. 131, fig. 2), reca a tergo due iscrizioni che consentono di risalire al committente del dipinto, il barone Tempi la cui famiglia possedeva a Firenze un grande palazzo e una villa di campagna a Montemurlo, nei pressi di Prato.
Una versione molto simile al dipinto fiorentino, ma di minori dimensioni (rispettivamente 53x102 cm e 44,5x56 cm), si trovava nella collezione Holliday di Londra, mentre una terza redazione (49,3x62,8 cm), proveniente dalla collezione londinese di Leonard Messel, si conserva allo Yale Center for British Art-Mellon Collection di New Haven.
Le differenze tra le tele citate sono minime e riguardano i "quadri nel quadro", ossia i tre paesaggi dello stesso Marco Ricci che ornano la parete di fondo, nonchè le fisionomie dei personaggi raffigurati. Ed è soprattutto quest'ultimo dettaglio che rivela una sottile discrepanza qualitativa tra le opere: nel dipinto fiorentino i volti dei protagonisti sono colti in un'espressione un po' bambolesca e di maniera, che ricorda le figurette della Veduta del salone del Castello di Rivoli realizzata da Marco tra il 1722 e il 1723. Viceversa, nella redazione già Holliday ed in quella a New Haven i personaggi hanno una caratterizzazione più caricaturale, che evoca i volti pesantemente truccati di attori sulla scena. Nella tela qui esaminata Marco Ricci percorre una via intermedia, che ritrae artisti, nobildonne e gentiluomini in atteggiamenti pieni di contegno ma anche contraddistinti dai modi di ciascun personaggio: i belletti e la cipria non annullano la vivezza degli sguardi colti al volo.
Pur essendosi dedicato solo marginalmente alle scene di genere, Marco Ricci seppe stendere una cronaca del proprio tempo con un'arguzia ed una sensibilità straordinarie, anticipando di quasi due decenni la narrazione di Pietro Longhi e William Hogarth. La scoperta di questo dipinto inedito, databile ai primi anni venti, conferma l'eccellenza e la duttilità dell'artista bellunese.
Base d'asta: € 40.000,00
Stima: € 40.000,00 - 60.000,00
Il dipartimento di ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO seleziona opere d’arte dell’artista da inserire nella prossima asta.
I nostri esperti sono sempre a disposizione per effettuare valutazioni gratuite e confidenziali.
Scegli una delle seguenti modalità: