ASTA 311 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO
Lotto 150
Provenienza: Collezione Duncan Beresford-Jones, Inghilterra.
Certificato di autenticità a cura di Dario Succi.
L'opera è accompagnata dalla scheda a cura di Annalisa Scarpa, 20 novembre 2000.
Il paesaggio qui riprodotto è opera certa del pittore bellunese Marco Ricci, paesaggista principe del primo Settecento veneziano. Nato a Belluno nel 1676 si trasferì giovinetto a Venezia presso lo zio Sebastiano che artisticamente fu, per la pittura veneta, la chiave di volta nel passaggio tra il Sei e il Settecento. Allevato a tale scuola, ma uomo di notevoli problematiche, Marco ripercorre, volente o nolente, le tappe artistiche dello zio: vede Roma, le Marche, Firenze. Smacchia, senza mai tradirle, le tradizioni paesaggistiche venete di memoria tizianesca, alla luce d'esperienze nuove, dove non poco conto ebbe il chiarismo di Claude Lorrain assaporato attraverso i suoi seguaci d'ambiente romani. Si confronta con l'arte di Pieter Mulier, detto il Cavalier Tempesta, e con quella del Magnasco e da entrambi assorbe stimoli fecondi che egli sa trasfondere nella propria arte con caratteri assolutamente autonomi.
Spirito curioso e sperimentatore, nel corso della sua carriera artistica Ricci andò alla ricerca di sempre nuove formule pittoriche capaci di esteriorizzare quel senso di una luce mutevole e quasi prismatica che egli vedeva nei suoi paesaggi natii e che si sforzava continuamente di visualizzare in rifrangenze di colore.
Sarà stato forse nel tentativo di rendere tangibili le infinite gamme di questa luce, che Marco si dedicò anche alla pittura a tempera, utilizzata su un medium, com'è la pelle di capretto, che offre all'artista un supporto capace di adattarsi all'uso della tavolozza, esaltandone le gamme cromatiche. Grandi estimatori di questa tecnica pittorica furono due blasonati amici dei due Ricci, Anton Maria Zanetti e il Console Smith, il quale vendere a re Giorgio III d'Inghilterra la sua collezione, nella quale trovavano sede ben 34 tempere di Marco. Prova del favore incontrato da questi dipinti è anche la Raccolta d'incisioni di Davide Antonio Fossati tratte da opere del Ricci che trovano riscontro soprattutto, piuttosto che negli oli, in tempere conosciute.
L'esemplare che qui si sottopone ad esame è opera del periodo maturo dell'artista, da collocarsi con ogni probabilità intorno al 1715/20, quando Marco, di ritorno dal soggiorno inglese, porta con sè un bagaglio di esperienze ulteriormente fondamentali, prima fra tutte la conoscenza in presa diretta della pittura nordica fiammingo-olandese. Quello che dovette maggiormente colpire il Ricci, fu la limpidezza e l'apertura di quei paesaggi, l'immensità degli orizzonti; intuizioni queste che, fuse con la calda solarità del colore veneto, codificarono la poetica riccesca del paesaggio come una vera rivoluzione.
Il confronto con altre gouaches dell'artista di similare impianto scenografico conferma la datazione e inserisce questo delicato esemplare in un gruppo di cui possiamo identificare il prototipo nella cosiddetta Veduta di Belluno delle Collezioni Reali di Windsor, di cui esistono anche due splendidi disegni preparatori. Un ulteriore, interessante disegno di confronto è il Paesaggio collinare dell'Ashmolean Museum di Oxford, dove vediamo una costruzione paesaggistica che sembra adattarsi alla tempera in esame come un perfetto fondale teatrale: ritorna l'albero a chiudere lo spazio come una tenda da teatro; il primissimo piano, deserto, attende la realizzazione delle figure che vediamo nel dipinto; in un secondo livello si alza una collinetta in mezz'ombra, perfettamente parallela a chi guarda; dietro a questa collina si apre uno spazio infinito, chiuso sullo sfondo, da sinistra verso il centro, dal crescendo delle costruzioni montuose ai cui piedi si stende ed allarga un villaggio, con le immancabili torri care all'artista: a destra alberelli sottili chiudono lo spazio, delicati e tremuli, senza incombere sull'insieme.
La struttura compositiva del dipinto, alquanto consueta in Marco, trova affinità anche con altre tempere ben note, come il Paesaggio con armenti e cavaliere del Metropolitan Museum di New York come il Paesaggio con figure e paese sullo sfondo di collezione privata.
Un carro analogo comprare tra l'altro anche nella tempera Paesaggio con carro già nella collezione A.Foster di Swindon, riprodotta in controparte a bulino da Giacomo Leonardis. Lo stesso carro che regge la grande botte si ritrova anche in un'incisione dello stesso Marco, preparata da un disegno conservato alla Royal Library di Windsor.
Quasi una firma è il gruppo delle tre figurine a sinistra ai piedi dell'albero, tipologia che sicuramente marco assorbe da invenzioni dello zio Sebastiano e che riutilizza in molteplici accostamenti.
Nel capriccio con due cavalieri e traghettatori di collezione privata londinese, ad esempio, lo ritroviamo assolutamente analogo, mosso e vivace, creato a rapidi tocchi intrisi di colore.
La tavolozza di Ricci è nelle tempere smaltata e vivace, giocata soprattutto su un'infinita, delicata gamma di bruni, di verdi e di azzurri, e si accende in lampi improvvisi nelle pennellate di bianco che costruiscono le figure. La luce diviene protagonista e si rifrange e si spezza nel susseguirsi dei piani fortemente chiaroscurati.
Base d'asta: € 10.000,00
Stima: € 10.000,00 - 15.000,00
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