Asta 409 | ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO Tradizionale
Lotto 41
Provenienza: Collezione Zamboni, Reggio Emilia, prima del 1996.
Bibliografia: Vincenzo Pacelli, Francesco Petrucci, Giovan Battista Beinaschi-pittore barocco tra Roma e Napoli, Andreina e Valneo Budai Editori, Roma 2011, p. 81 fig. 109 e p. 313 scheda cb5.
Citato come Beinaschi: Riccardo Lattuada, Laura Raucci, Vita e opere di Giacomo Farelli (1629-1706), artista e gentiluomo nell'Italia barocca, Tau Editore, 2020, p. 305, scheda c32.
Referenze: Fototeca Zeri, inv. 104054, busta 487, scheda 47773, dove è stato attribuito a Giacinto Brandi.
'Poi disse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente” (Vangelo di Giovanni 20, 24-29).
L’episodio dell’incredulità dell’apostolo Tommaso di fronte a Cristo risorto fu uno dei soggetti sacri più apprezzati di tutta l’arte del XVII secolo, una scena “canonica” che permetteva però grande libertà nella raffigurazione dei sentimenti umani di stupore e meraviglia, rimanendo al tempo stesso la rappresentazione più lampante della forza luminosa della Fede in grado di squarciare le tenebre della morte.
Anche Giovan Battista Beinaschi, intriso da un lato dell’esempio barocco di Giovanni Lanfranco conosciuto a Roma e dall’altro inevitabilmente attratto dal tenebroso e intenso linguaggio caravaggesco di cui, negli stessi anni romani, fu principale interprete Mattia Preti, si cimentò con questo affascinante soggetto, di cui sono note altre due versioni: la prima è una tela di formato molto simile a quella qui presentata, già proveniente dalla Chiesa di San Giovanni Battista delle Monache a Napoli (attualmente in deposito presso la Chiesa del Buon Consiglio, Napoli (si veda Riccardo Lattuada, Laura Raucci, Vita e opere di Giacomo Farelli (1629-1706, artista e gentiluomo nell'Italia barocca, Tau Editore, 2020, p. 305, scheda c32), mentre la seconda è un piccolo formato passato in asta presso Pandolfini, Firenze, nel 2009.
Il nostro dipinto si presenta come la versione principale dell’artista su questo tema, in cui lo sguardo viene catturato dalla maestosa e ieratica figura del Cristo, ben bilanciata dal gruppo di apostoli, la cui solennità è sottolineata dal gesto imperioso del braccio sollevato quasi come a rivelarsi dietro la coltre dell’incredulità umana. Lo sfondo, nel suo potente affrontarsi di luce e ombra, riecheggia gli esempi caravaggeschi e di Mattia Preti. La composizione presenta comunque un forte classicismo di derivazione emiliana, che, unitamente alla pittura compatta e alla tipologia dei volti, permette di ricondurre l’opera all’attività giovanile di Beinaschi, attorno al 1660.
Base d'asta: € 10.000,00
Stima: € 18.000,00 - 28.000,00
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