ASTA 311 - ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO
Lotto 424
Provenienza: Già Galleria Orler; collezione privata Roma.
Le più antiche immagini della Resurrezione, seguendo il racconto evangelico, furono quelle dei testimoni indiretti di questo evento: le donne al sepolcro, il colloquio di Maria con l'angelo, Tommaso che tocca i segni della passione del corpo del Signore. Solo all'inizio del secondo millennio dell'era cristiana si sarebbe osato, per la prima volta, raffigurare il Cristo nell'atto stesso di risorgere; ma questo soggetto, nato in Occidente, non penetrò mai nella sfera orientale.
Qui infatti aveva preso piede un altro schema iconografico ispirato alle immagini imperiali, in cui il sovrano vittorioso appariva nell'atto di rialzare, ovvero di "liberare" dalla "tirannia" dei loro capi le personificazioni inginocchiate dei popoli conquistati.
Questo schema si adattava molto bene al dato di fede, risalente alla prima predicazione apostolica, della discesa di Gesù Cristo agli inferi, espressione della realtà della sua morte di uomo e al termpo stesso del suo trionfo su di essa: "questi non fu abbandonato negli inferi, nè la sua carne vide la corruzione".
Ora, questa vittoria definitiva portava con sè una liberazione ugualmente totale dell'uomo prigioniero della potenza della Morte; con il risollevamento o risveglio di Adamo e di tutti i giusti vissuti prima dell'ora della salvezza, la storia dell'umanità ricomincia dal Nuovo Adamo "primo genito di coloro che risuscitano dai morti".
Citato già nelle più antiche preghiere eucaristiche e ben presto incluso ne Simbolo della fede, oggetto poi di una pittoresca e drammatica descrizione nell'apocrifo Nicodemo, l'evento della discesa agli inferi era anche il tema riassuntivo delle catechesi battesimali; ogni catecumeno si poteva infatti riconoscere in quell'Adamo che Cristo era sceso a trasferire "dalle tenebre alla sua mirabile luce".
L'icona della discesa agli inferi raffigura il Cristo in pieno movimento, ancora nell'atto di scendere, abbagliante come la folgore sullo sfondo scurissimo del nimbo di gloria, compie allo stesso tempo il movimento posto, quello cioè di risalire, quasi risucchiato potentemente verso l'alto, trascinando con sè quelli che è andato a liberare. Tutta la composizione è concepita in vista di esprimere questo duplice, simultaneo movimento: così, mentre il dinamismo vincitore della figura di Cristo è messo in risalto dalla staticità dei due gruppi di personaggi ai suoi lati, questa, a sua volta, non è già più totale, perchè l'apparizione subitanea di colui che è la vita ha scosso tutti dall'antico torpore. Verso il Cristo Salvatore si protende l'ampio arco della figura di Adamo come saldata a lui nella forte presa del polso; dal canto suo, la Madre dei viventi è pronta ad essere rialzata dal signore; verso di lui convergono le mani in preghiera di Davide e Salomone e di Giovanni il Precursore.
La discesa di Cristo agli inferi è un evento misterioso, che la tradizione vuole si compia il venerdì santo: dopo la morte in croce e prima della risurrezione, Cristo scende agli inferi, raggiungendo l'estremità della caduta e collocandosi nel cuore stesso della creazione.
Il modulo iconografico classico, con il Salvatore che schiaccia sotto ai suoi piedi Satana incatenato e tende la mano ad Adamo ed Eva per trarli nell'Ade, è caratteristico sia dell'arte monumentale che della miniatura medievale. Nell'iconografia orientale, invece, il modulo conserva un enorme significato. In Russia la composizione della Discesa agli inferi, nota fin dal XI secolo, sino a tutto il Cinquecento rimane l'unico modulo rappresentativo della Pasqua. Il soggetto, diffusissimo oltre per la sua pregnanza teologico-dogmatica probabilmente anche per le ampie possibilità offerte dalla sua ricchezza figurativa, si sviluppa nell'iconografia russa attraverso la rielaborazione di diversi schemi compositivi, mutuati da Bisanzio. Al centro dell'immagine è sempre la figura di Cristo disceso nell'Ade, che si erge nelle porte abbattute degli inferi, simbolicamente incrociate sotto ai suoi piedi. Questo modulo iconografico colloca di norma nella parte superiore la Risurrezione di Cristo: la luminosi, segno di gloria. Attorno e dietro Cristo troviamo diverse altre scene: l'angelo che indica il sepolcro vuoto alle tre donne mirofore, i soldati che stavano di guardia al sepolcro, Pietro che si china sul sepolcro vuoto. Schiere angeliche accompagnano Gesù nella discesa agli inferi; un angelo, sull'orlo dell'abisso, trattiene e percuote il maligno incatenato.
Gesù va agli inferi a cercare Adamo, il primo padre dell'uomo, la pecora perduta. Poi fa lo stesso anche con i patriarchi, i profeti, i martiri e gli antenati.
Dal XVI secolo nell'iconografia russa diviene comune la raffigurazione simbolica della bocca degli inferi sotto forma di mostruose fauci infernali spalancate, dalle quali escono le figure che Cristo trae in paradiso. Seminudo davanti alle porte del paradiso vi è sempre il buon ladrone, al quale Gesù stesso dalla croce aveva promesso il paradiso.
Spesso la figura del buon ladrone è ripetuta all'interno del giardino del paradiso assieme a quelle dei due grandi profeti che, assunti al cielo prima della risurrezione di Cristo, accolgono il Salvatore: Enoch ed Elia.
Base d'asta: € 1.000,00
Stima: € 1.000,00 - 2.000,00
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